martedì 9 luglio 2013

63, il numero fortunato

Innanzitutto, Albavilletta sta bene.
Nonostante il trasferimento in terra emiliana, continuiamo, in un modo o nell'altro ad abbellire e custodire il monolocale (non ultima l'antenna tv e il box doccia).
Presto ci sarà qualcuno in affitto che si godrà paciosamente quanto da noi creato.
Così la nostra casina ci aiuterà, anche da lontano, a creare una nuova casina ripiena di tutto quanto prima era in essa contenuto.
Frase contorta? Pensate a come siamo messi noi...

In ogni caso l'origine di questo post è puramente commerciale. Mettetevi comodi e continuate a leggere. C'entra l'ikea (di nuovo)... quindi mettetevi davvero comodi.

In sintesi, dato che abbiamo praticamente svaligiato più e più volte il negozio, Ikea ci ha proposto di partecipare ad un concorso che ci consentirebbe di vincere dei buoni spesa, qualora riuscissimo a piazzarci tra le prime 63 posizioni.
Si tratta di pubblicare la foto di una stanza che si desidera rinnovare e allegare un messaggio di massimo 180 caratteri. Noi ovviamente puntiamo sulla nuova casa in affitto, la quale è parzialmente da arredare.
Detto fatto!
Scattiamo, scriviamo e Ikea subito ci pubblica tra i concorrenti.

"Che ce frega a noi?" direte voi.
Ebbene, qui entrate in gioco PROPRIO voi.
Voi e i vostri account facebook.
Si, perchè per arrivare tra i primi 63 (e quindi essere presi in considerazione dalla autorevolissima giuria svedese) abbiamo bisogno che gentaccia come voi ci voti a questo link:

http://www.spazioallavita.it/student/concorso?image=4128

Facciamo quindi appello a tutti coloro che a lungo ci hanno seguito su questo blog:



Aiutate l'Albavilletta ad aiutarci nel nostro trasloco!
Fate in modo che questo blog ci aiuti a rimanere in gara, a colpi di clic.

Aiutateci ad arredare la nostra nuova casina.
Nel caso in cui dovessimo vincere uno dei premio in palio, sarebbe come avervi un po' più vicino...




Grazie e... massì diciamolo!
A presto con un nuovo blog...



;)

martedì 11 giugno 2013

Ogni cosa al suo posto, ogni posto la sua cosa

Non avrei mai pensato di scrivere questo post.

Non dopo tutte le energie spese
Non dopo tutti i progetti di design innovativo
Non dopo tutti i soldini investiti
Non, dopo tutto...

Ma in realtà lo sapevamo benissimo che questo giorno sarebbe arrivato.

Come molti (se non tutti) ormai sapranno, il mio lavoro a Bologna si è consolidato, Erica ha trovato contatti di lavoro interessanti e soprattutto non vede l'ora di iniziare la sua scuola di psicoterapia, sita proprio nel capoluogo emiliano.
Tutta una lunga serie di coincidenze, sensazioni, scherzi del destino, accadimenti casuali (talvolta fatali) ad un certo punto hanno iniziato a puntare nella medesima direzione, facendo in modo che anche eventi apparentemente nefasti acquistassero un senso alla luce dei progetti che si stanno ora concretizzando.

Erica ed io abbiamo deciso di trasferirci. Non senza remore o difficoltà, come molti sembrano credere.
Subito il pensiero va alla famiglia, agli amici più cari, ai luoghi, ai profumi e ai sapori, ai ricordi di una vita, alla sicurezza del calore familiare, ai posti sempre uguali, alle strade e alle buche, ai giri al lago, alle cene, agli aperitivi, alle prove con il gruppo, al teatro, alle infinite possibilità e a tanto altro che non avrebbe senso scrivere.
Malinconia, nostalgia, tristezza, paura. Questo rimane.

Proprio oggi ho chiesto ad Erica perchè nonostante tutte queste sensazioni difficili da gestire, stiamo partendo per questa nuova, immensa avventura.
"Masochismo" è stata la risposta.
Lì per lì, non ho colto appieno il senso di questa affermazione. Poi, riflettendoci, ho concluso che ci sono cose che si risolvono solo con una grossa risata!

Un'altra parte della tua testa continua a lavorare però, e nonostante le paure e i mille dubbi, rimane costante quelle voglia di buttarsi, di provare a cambiare, di confrontarsi con nuove persone, nuove città, nuovi se stessi, di perdersi per il solo gusto di ritrovarsi, di capire un po' di più che il mondo là fuori è davvero grande, più grande di come lo raccontano i libri o la tv, e che c'è sempre qualcosa di nuovo da imparare.

Credo sia proprio questa voglia di scovare ciò che di nuovo possiamo scoprire a spingere le persone a cambiare, nonostante sia più semplice restare in situazioni di relativa sicurezza.
Questo abbiamo deciso di fare insieme, Erica ed io: stupire e lasciarci stupire. E su questo stupore, costruire. E costruire qualcosa di grande, di importante per noi, che dia un senso a tutti gli sforzi fatti fino a questo momento e che dia energia per affrontare tutti i futuri sforzi che dovremo affrontare.
Insomma, il modo migliore per affrontare la crisi del settimo anno insieme!


In conclusione, i 30mq che nell'ultimo anno hanno significato davvero molto per noi, resteranno lì dove sono, accuditi da nuovi pastori, mentre le Storie di un'Albavilletta giungono al termine in queste ultime, intense righe.
Come un coinvolgente film che sembra volgere alla fine e di nuovo ripropone l'ennesima scena ricca di significati, ci teniamo a dire che a breve faremo un piccolo regalo a tutti i sostenitori di questo blog e accaniti fan dell'Albavilletta.

Ci teniamo a ringraziarvi del costante supporto che abbiamo ricevuto in questa nostra, pazza scelta di acquistare un mini-monolocale...

E perchè no?

Anche ricordare quanto una piccola, scalcinata albavilletta possa ispirare grandi progetti.



State all'erta! ;)

giovedì 21 marzo 2013

Saturday Night Ikea

Rieccoci di ritorno dopo un periodo di relativa quiete.
Finito il grosso dei lavori, abbiamo cominciato a goderci la casina e il tempo (e la voglia) di cimentarsi in nuove opere edil-arredanti si è in parte chetata... o no?

Indovinate un po' dove siamo capitati in un noioso, freddo, banale sabato pomeriggio, persi per la tangenziale, con un pieno di benzina?
Avete indovinato?
"Ikeureka!" avete esclamato?

Se così è stato i casi sono due: o siete dei fedeli lettori di questo umile blog, oppure noi siamo estremamente banali. Altro che il sabato pomeriggio.

Si, lo confessiamo! Siamo stati nuovamente all'ikea.
Con la promessa di ricevere un buono spesa del 20% del totale, ci siamo messi a vagare tra gli ampi spazi del negozio, chiedendoci come avremmo potuto investire il nostro prezioso danaro.
Dovete sapere che con il passare del tempo l'Albavilletta è diventata esattamente come immaginavamo all'inizio di quest'avventura. Ma per renderla davvero uguale uguale, ma proprio uguale uguale al progetto iniziale, dopo milioni di transitori cambiamenti, mancava un armadio.
E pensate un po' cosa scopriamo essere necessario acquistare per poter ottenere il suddetto buono spesa?
Già...

Sarà un caso? Una fortunata coincidenza? Oppure un calcolo ben ponderato... del destino?
Mistero.

Fatto sta che ci ritroviamo con due pacchi enormi da infilare in auto.
"Ma ci sta?"
"Siiii, vai tranquilla sorella... Vedrai: ci sarà spazio per te, per me e anche per quello là".
Ecco un'immagine significativa dell'allegra combriccola:



Comodamente sorretto dalla leva del cambio e dallo sportello del cruscotto, l'armadio inscatolato ha cominciato ad ondeggiare timidamente ad ogni asperità del terreno, facendoci temere anzitempo una frattura del mobile con annessi improperi in lingue straniere e sconosciute.
Fortunatamente siamo riusciti a sopravvivere al viaggio, grazie anche al notevole supporto morale fornito dalla sempre verde zia Erica seduta, per l'occasione, sul sedile posteriore.

Arrivati a casa ci siamo detti
"Cosa potremmo mai fare questo frizzantissimo sabato sera?"
"Ma certo, montiamo l'armadio!"
...
Montiamo l'armadio...


Le istruzioni, come sempre impeccabili, ci aiutano, nel corso di diverse ore notturne, a creare la necessaria confusione per sbagliare almeno 3/4 volta la posizione della base. Alla fine comprendiamo che non si tratta di girare il pezzo nel verso giusto, ma nel martellare alcuni pezzi nel legno per fungere da supporti. Bene. A mezzanotte. E venti.
L'intuizione, portata da una decisa sorsata di birra fresca, suggerisce di frapporre tra il martello e lo stramaledettissimo pezzo un asciugamano per attutire i colpi. Funzionerà?
Proviamo.


STONK!

"E' andato?"
"Boh, controlla"
...
"No"


STONK!

"Fammi vedere"
...
"Magari solo un altro colpo..."


STONK!

"Controllo"
...
...
...

STONK!
STONK!
STONK!

"Ecco fatto, bravo! Ora mancano gli altri tre!"






Vi lascio immaginare il resto.

A parte questo simpatico imprevisto, siamo riusciti con relativa facilità a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle per ultimare il pax angolare acquistato.
Erica, nella fattispecie, si è rivelata estremamente utile come elemento portante della struttura.












Significativa è stata anche la sua disperazione, quando all'alba delle ore 1:10 Mauro risultava scomparso tra le ante dell'armadio...






Ad ogni modo, come sempre me la sono cavata con classe, per lo meno fino al momento un cui le polpettine ikea, attivate dalla combinazione metabolica tra carne di cavallo e salsina ai frutti di bosco, non hanno provocato la perdita più totale dei freni inibitori del maschio alfa dell'Albavilletta, facendogli credere di essere il protagonista di un non meglio precisato disco-film anni '70.
Ecco un'immagine di repertorio:



Dopo altri intensi minuti di contrattazione occulta, all'ombra dell'armadio, le diverse personalità emergenti della ormai esausta psiche del povero Mauro si sono accordate per terminare il lavoro e andare a dormire.
Questo il risultato finale:




Ricordate:
con la calma tutto è possibile.






Ecco, magari non il sabato notte.

lunedì 28 gennaio 2013

Ciak... azione!

Sapevamo che ha un fascino particolare
Sapevamo che ama adattarsi
Sapevamo che è piena di risorse
Sapevamo che tutto può

Ma mai e poi mai avremmo pensato che l'Albavilletta si sarebbe trasformata, anche solo per un istante, in un meraviglioso set cinematografico.
Proprio così signore e signori: l'Albavilletta è diventata la location ideale per girare uno spot per una celeberrima azienda alimentare italiana. Ecco lo storia...

Siamo stati contattati da un regista della zona per un sopralluogo.
Il videomaker aveva già avuto modo di conoscere le caratteristiche dell'abitazione grazie a questo blog, e proprio grazie a questo blog, alla sua storia e alla passione di cui è intriso, ha deciso di ambientare all'Albavilletta la sua ultimissima produzione.
La telefonata è stata molto parca di informazioni
"Servirà una mezz'oretta"
"Beh, nessun problema"
"Avremo bisogno di spostare i suppellettili, dovrà sembrare una casa ancora da sistemare"
Nella mia testa ho pensato che non ci sarebbe voluto poi molto, ma ho tenuto questo pensiero per me, temendo di farmi scivolare via dalle mani questa ghiotta possibilità.
"Allora a sabato!"
Il sabato, puntuali come un orologio svizzero, ecco giungere all'Albavilletta il regista con coniuge-attrice al seguito.
Un rapido scambio di saluti, un controllo alla situation e via, pronti per girare.
Erica, nell'improvvisazione del momento, è stata anche arruolata per impersonare la padrona di casa che consegna le chiavi di casa alla nuova inquilina.
Ancora due inquadrature, un po' di luce in più scostando la tenda, stai un po' più di profilo, ok annusa e gusta l'aroma del sugo, ricordi? ti fa pensare a casa, alla famiglia, alla nonna... Benissimo!
Abbiamo finito, grazie. E' stato un vero piacere.
Quando vuole, si figuri. Mi casa es su casa!
Troppo gentile.

Un caffè, quattro chiacchiere e subito la magia resta un fugace ricordo...

Meno male che ho fatto un paio di foto!
Eccovele:








Ve la butto lì:
l'Albavilletta sarà uno spettacolo teatrale in scena a Marzo...
Io non vi ho detto nulla.
A Como.

Ore 18.


Il 19.


Marzo.

martedì 8 gennaio 2013

Natale all'Albavilletta


Un sincero augurio di buon anno a tutti gli avventori!





 E con giubilo vi mostriamo anche il presepe con albero annesso!

Tutto rigorosamente proporzionato

lunedì 17 dicembre 2012

De vulgari aqua

Dopo aver installato finalmente la stufa, mancava ancora un piccolo passo all'evoluzione dell'Albavilletta in una casa vera e propria: l'acqua calda.
La famigerata scoperta dell'acqua calda a quel tempo non era ancora avvenuta.

Fu così che decidemmo di concentrarci sull'ammodernamento della zona sanitaria.
Infatti il nostro bagno giaceva in condizioni pietose: il povero lavandino aveva l'aspetto di uno di quei grandi lavabo che si trovano nei campeggi, sventrati da anni e anni di posate scagliate violentemente dai campeggiatori sfiancati dal sole; le piastrelle erano ricoperte da un ostinato strato di lerciume, il piatto doccia pareva una deliziosa raclette dimenticata sulla tavola dopo una lauta cena.
Per anni.

Mastro Geppetto cominciò così il suo intervento di rifacimento del bagno, segnando così altri numerosi punti sul suo schifezzometro.
Anzitutto mi avventai con doloroso sforzo sul lavandino, tirando, torcendo, svitando e imprecando in modi usuali e ben conosciuti. Con un'estrema dose di forza (o una forte dose di estremità) riuscii a svellere le tubature solo per scoprire che al loro interno giacevano un cucchiaino e alcuni tappi di plastica che ne impedivano la disintallazione.
"Uh, che cosa curiosa" pensai "per fortuna il peggio è passato"
Che sciocco ero a pensare una cosa del genere!
Il peggio infatti doveva ancora venire...



Dopo aver defenestrato lavandino e relativa colonna, mi dedicai alla costruzione del mobiletto del bagno che avrebbe sostenuto il mini-lavello. Le istruzioni ikea ormai non avevano più segreto per me: in un batter d'occhio la struttura era assemblata e perfettamente tassellata contro il muro.



Passai così al montaggio del nuovo raccordo dei tubi di scarico, sigillando con del pastoso silicone bianco ogni singola fessura che mi si parava innanzi.
Un notevole passo avanti!


Tutto troppo bello.
Tutto troppo facile.
Dannatamente facile.
Spostandomi di qualche centimetro, cominciai a valutare la possibilità di lasciare il bidet dov'era, forse intuendo la presenza della mefitica belva che si celava al suo interno.
Dovete sapere che i bidet (anche a detta di un professionista che introdurrò tra poco), sono delle brutte bestie, ma brutte brutte brutte eh?
Sgocciolano sempre, sgocciolano ovunque, da ogni anfratto o fessura.
Taluni, si dice, trasudino anche.

"Ma si, tutte storie, ormai ne ho fatte di ogni" pensai ingenuamente.

Ebbene, il bidet sulle prime ebbe la meglio, più volte mi mise in ginocchio, finchè almeno non riuscii a stanarlo con del fumo, così come si fa con le api.
Imprecando in modo inusuale, lo sradicai dalla sua (ormai) naturale sede scagliandolo oltre la piccola soglia del bagno.
Per evitare fuoriuscite, subito lo rimpiazzai con il nuovo sanitario: ergonomico, bianco, in offerta.
Ed è qui che inizia il divertimento...

Per un momento abbiamo pensato di lasciarlo lì...
Il set di tubi in plastica si rivelò ben presto una ciofeca, facendomi solo perdere tempo ed energie per comprendere come mai l'acqua si ostinasse a sprizzare in ogni direzione, sfidando talvolta la stessa forza di gravità.
Dopo un'acuta osservazione notai che i tubi, essendo di plastica, tendevano a deformarsi sotto gli effetti delle possenti forze esercitate dalle chiavi inglesi. Motivo per cui l'acqua, fluido bastardo, si insinuava in ogni fessura, creando così mari e laghi che sarebbero stati cantati da Valerio Scanu negli anni a venire.

L'intervento del nostro fidato idraulico (che qui sotto vediamo in una foto di repertorio) si rivelò particolarmente utile, non solo per l'installazione del boiler, ma anche per l'iniziazione dei giovani albavillettesi alle vie dell'idraulica professionale.


Il fidato Paulin ci portò tutto il necessaire per una corretta installazione del bidet con annesse istruzioni, istruzioni che sono state rigorosamente seguite finchè Mastro Geppetto non ha deciso di fare di testa sua e di utilizzare una serie di composti chimici fortemente tossici e vietati dalla legge per sigillare ogni anfratto.
Bidet 5 - Geppetto 1
Almeno il goal della bandiera concedetemelo!

Mentre la zia Erica si dilettava in attività a lei consone...

Uh, c'è anche la dispensina azzurra

...il piccolo Geppetto si ritrovava a fare il trapezista tra le fughe delle piastrelle, alla ricerca del punto migliore in cui fare l'ennesimo foro per fissare i pensili.




Finalmente possiamo dire anche noi di aver scoperto l'acqua calda.
E soprattutto, godercela...





ps.
Abbiamo anche una lavatrice, non potrete più dire che puzziamo!

mercoledì 7 novembre 2012

Burn, baby, burn!


Agli inizi del Novecento l'armatore americano John Pierpont Morgan, con la sua società International Mercantile Marine Co., cominciò a finanziare la costruzione di uno dei più maestosi e tristemente famosi transatlantici di sempre: il Titanic. O Taitanic, per i puristi anglofoni.
L'idea era quella di realizzare un mezzo che potesse competere con il Lusitania e il Mauretania, i più lussuosi e prestanti transatlantici dell'epoca. Il Titanic avrebbe così rappresentato la più importante manifestazione del potere umano sulla natura e di alcuni uomini su altri uomini.



In seguito alla Rivoluzione industriale e alla scoperta della potenza del vapore, il mondo non fu più lo stesso: ora era possibile spostare grandi masse, drenare le miniere di carbone dall’acqua, realizzare i motori che avrebbero portato in seguito all'invenzione dell'automobile.
Infine, divenne possibile riscaldare le Albavillette.
Proprio così signori, riscaldare le albavillette.
"Peeeellet!Peeeellet! Ci serve altro pellet! Forza scansafatiche!"
Avete capito bene. Perché fino ai primi di ottobre la nostra cara casina non possedeva ancora un mezzo riscaldante, motivo per cui la vita s’era fatta fin troppo difficile.
"Coza cientra tuta questa storja del Taitanic?"
Direte voi, con quel fare barbino alla Dan Peterson che tanto vi piace.
Probabilmente nulla.
O forse tutto.
Fatto sta che mentre il cantiere navale proseguiva la costruzione dell’imponente transatlantico, tra una rivetta e l’altra una piccola fabbrica italiana, chiamata Eva Calòr, cominciò la sua avventurosa avventura nel mondo delle stufe a pellet.

Proprio così signori, stufe a pellet.
"Peeeellet!Peeeellet!"
I più assidui lettori ricorderanno come l'idea della caldaia a gas fosse stata abbandonata sia per una questione economica, sia per il mio trasferimento a Bologna, fatto che avrebbe reso insensato un investimento elevato sapendo che ci saremmo goduti la casa solo un paio di giorni nel weekend.
Tenendo conto che l'Albavilletta non si misura in metri quadri, ma in pollici, Abbiamo così optato per  la più modesta delle stufe a pellet che siamo riusciti a trovare.
Eccola qui:


Anita è il suo nome.
Una mangia-pellet da 6 kW nominali, possibilità di installazione sia con scarico superiore che posteriore, tubo di uscita fumi di diametro 80 mm e vetro temprato anteriore. Estetica rossa fiammeggiante, rifiniture in antracite e piedini regolabili. 90 cm di pura infernale malvagità e capienza totale di 13, dico, 13 kg di pellet. Garanzia ITALIANA originale del produttore 24 mesi, ai sensi DL 24/02.
Tradotto con uno slogan alla Steve Jobs:
"In mutande anche d'inverno"

L'unico inconveniente è che pesa. Pesa parecchio la dannata.
Ci voglio altre due braccia forti e pelose. Pelose e solitarie (così siamo certi siano disponibili!)
Solo una persona presenta i requisiti.
Babbu.


Lo passo a prendere a casa, salvandolo da un pomeriggio di rinite allergica passato a zappare l'erba.
Lo installo sul sedile posteriore mentre due forzuti addetti del Brico Center caricano nel bagagliaio la nostra panciuta Anita.
Arrivati in quel d'Albavilla, sfondiamo il portone di legno della corte con l'auto e parcheggiamo perfettamente con una derapata sui sassi arsi dal Sole. Sarà l'influenza di Anita, ma l'atmosfera si sta facendo rovente.
Indossati i guanti e fatto il necessario riscaldamento per i muscoli lombari, Babbu e io trasciniamo la stufa su per le scale fin dentro l'Albavilletta, con meno fatica di quanto ci saremmo aspettati.
Anita viene prontamente spogliata della veste di cartone che la ricopriva, dal momento che non le metteva per niente in risalto i fianchi.
Ed eccola lì: nuda, rovente, pronta a riscaldare i nostri freddi e flaccidi corpi con il calore della sua anima.
La posizioniamo e bon.


Passa l'estate. Gli anticicloni lasciano spazio alle fresche brezze autunnali. Ma come ogni anno il passaggio di stagione non è graduale, ma repentino.
"Dobbiamo tubare Anita e chiamare il collaudatore prima che giunga l'inverno!" esclama Erica con un brrrrivido.
"Oibò!" dice Mauro.

E fu così che Mastro Geppetto si fiondò prontamente su una scala che sicuramente aveva visto tempi migliori, imprecando, bucando, tassellando, cadendo, avvitando, appendendo e completando finalmente l'installazione dei tubi di scarico.

Chiamato il collaudatore, per la modica cifra di 70€ questo fu l'effetto finale:


Proprio così signori:
Burn, baby, burn!